Il foglietto in tasca

The boy with the thorn in his side

Behind the hatred there lies a murderous desire for love.

(The Smiths)

C’è quest’uomo seduto in treno di fronte a me. Non fa altro che estrarre un foglietto dalla tasca interna della giacca e appuntare qualcosa rapidamente. Dev’essere una parola. Forse un segno. Apparentemente a intervalli regolari. In realtà a volte ogni cinque minuti, altre ogni quindici secondi.

Si accorge che non posso fare a meno di notarlo. Per cui gli chiedo per curiosità di che cosa si tratta. Dice che segna una x, un punto o qualsiasi altro segno ogni volta che pensa a una persona. La sera prima di andare a dormire ne fa il conto.

Vorrei sapere chi è questa persona a cui lui pensa a intermittenza. Non glielo dico, ma mi legge la domanda negli occhi.

“E’ una che mi ha lasciato.”

“Quante sono le x a fine giornata?” gli chiedo a questo punto, entrando in confidenza.

“All’inizio centinaia” mi dice lui con un’espressione del volto tra il sollievo e la disperazione. “Ora siamo sulle sessanta” aggiunge dopo qualche secondo di silenzio.

Vorrei chiedergli se ha un obiettivo, ma sarebbe una domanda stupida. Però vorrei sapere se c’è una soglia sotto la quale smetterebbe di annotare tutte queste x.

“Voglio essere pronto” mi dice lui, di nuovo senza che io gli dica nulla.

“Pronto a cosa?” chiedo.

“Se mai avrò modo di incontrarla e lei mi chiederà se la penso… Potrò dirle con esattezza quante volte al giorno appare nei miei pensieri”.

“E se l’incontra e lei non glielo chiede?” gli rispondo sorridendo, provocatoriamente.

“Non importa” dice lui “è una cosa che in fondo serve più a me. E ogni sera fatto il conto butto via il foglietto.”